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482 francesco malaguzzi

studio o nel palazzo Bentivoglio e per incarico diretto e privato di Giovanni. Di tutte queste splendide monete, veri carnei, degni davvero del Caradosso, il lettore troverà le descrizioni più avanti.

Ed ora due parole sulla questione delle tanto discusse monetazioni che sarebbero state ordinate da Giovanni II in Lombardia, ne’ suoi feudi di Antignate e Covo. La questione fu trattata in uno scritto inserto nel Periodico di numismatica e sfragistica (Anno II, fasc. III) dal valente numismatico cav. Damiano Muoni. Egli la esaminò diligentemente, partendo da quanto avevano affermato il Muzzi, lo Schiassi, il Litta che principalmente ne scrissero, ma le sue ricerche in proposito non poterono approdare a nulla e finì coll’attenersi a quanto ne disse lo Zanetti nel ms. da noi ricordato, della biblioteca comunale di Bologna. Lo Zanetti, ripetendo vecchie affermazioni, scrisse infatti che il Bentivoglio «il 4 gennaio 1495, cominciò a stampare danaro facendosi fare i conii da Francesco Raibolini, detto il Pranza, orefice e pittore celebre bolognese e non solamente ne’ suoi castelli di Antignano e Covo, donatigli dal duca di Milano; ma eziandio come vogliono alcuni, in casa sua propria.» — Quanto all’intervento del Francia abbiamo già detto ciò che ne pensiamo: aggiungeremo che, per tutto quanto risulta dai documenti, dubitiamo forte che monete di Giovanni II siano state battute altrove che a Bologna, dove la zecca aperta e la facilità di ottenere bei conii non consigliavano certo il Bentivoglio a valersi fuori del proprio stato di quel diritto sovrano a cui, per ragioni politiche, egli teneva tanto.

Con queste coniazioni si migliorarono talmente le impronte che riuscì in seguito difficilissimo ai falsificatori e ai tosatori di monete imitarle o alterarle.