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la zecca di bologna 461

tificio e le franchigie municipali (22 agosto 1447). La signoria di Sante, che durò 16 anni, nominalmente dipendeva dalla chiesa. Le monete di questo periodo fino al suo successore Giovanni II portarono quindi l’arma del pontefice e le sue insegne.

A garantire il buon andamento dell’officina monetaria il legato pontificio si riservò per l’avvenire la nomina di un suo rappresentante che si trovasse presente all’estrazione delle monete d’oro, d’argento e di rame1.

Di un progetto di coniazione nel 1449 ci lasciò ricordo il Zanetti (ms. 6 — VI I strumenti di Zecca) che trascrisse un atto del 24 ottobre di quell’anno che qui riassumiamo:

I. 16 Riformatori, considerando il gran pregiudizio per l’ommissione fatta in passato di batter moneta, massime per l’abuso grande d’essersi introdotte monete forestiere di lega inferiore ed a prezzi incongrui al loro intrinseco, deputarono soprastanti alla Zecca Nicolò Sanuti e Bartolomeo di Mino Rossi per anni cinque dal 1 gennaio 1450 coi patti e capitoli seguenti:

Che nessuno fuori dei due detti potesse batter o far batter monete.

Che la Camera fosse obbligata a pagare la pigione d’una casa atta alla Zecca.

Che si deputasse un Guardiano e il soprastante da salariarsi dalla Camera di Bologna che gli somministrasse anche il sale necessario a 20 soldi la corba.

Che si dovessero battere bolognini alla lega usata cioè a oncie 9 o denari 22 e avere denari due di peso per libbra di tolleranza; e i quattrini a once una e denari 22 e avere denari due per libbra di tolleranza. E che dei bolognini ne andassero alla libbra di peso L. 17.4 che sono all’oncia a ragione di soldi 28 1/2 e avere soldi due di bolognini per libbra di peso di tolleranza. E che tutti i bolognini e quattrini dovessero essere di peso bene ordinati. E che di quattrini ne

  1. Comunale, Partiti. Vol. I, c. 46, r.