Pagina:Rivista italiana di numismatica 1897.djvu/477


la zecca di bologna 453

A far cessare del tutto l’ultimo ricordo della signoria dei Pepoli, un bando del 12 febbraio 1353, mentre era governatore pei Visconti, l’Oleggio, stabilì che entro otto giorni si spendessero o si portassero al banco di Ligo cambiatore (che ne avrebbe dato un fiorino d’oro di soldi 35, sebbene il ducato si spendesse per soli soldi 30) i bolognini grossi coniati da Taddeo che correvano per la città.

Conseguenza di tal bando fu che nel susseguente anno 1351 si coniarono nuovi bolognini grossi, dello stesso tipo di quelli dell’anno precedente come ci assicura una provvisione del 23 settembre: furono coniati dallo stesso zecchiere Maffiolo de’ Frotti, della stessa lega dei precedenti, ma di soli ducento sessantatre alla libbra " cum dimidio. „ V’è ricordato che la officina era allora in capella di Santa Maria di Porta Ravennate1.

Il cronista Bartolomeo della Pugliola aveva attribuito all’Oleggio anche la coniazione di bolognini piccoli di cui v’era penuria in città perchè anche durante la signoria dei Pepoli non se n’eran battuti e aggiungeva che s’erano sparsi sul mercato nell’ottobre del 1351. Non si conosce alcun esemplare di questo piccolo che dev’essere rarissimo. Il Zanetti ne possedette uno, ora perduto e ne dà la descrizione. Aveva le stesse leggende del bolognino grosso visconteo sopra descritto con alcune stellette in luogo dei punti fra le lettere: non pesava che grammi io e forse doveva pesarne 11 appena uscito di zecca: sembrava contenere poco più di un’oncia e mezzo di fino per libbra e per conseguenza il suo valore, secondo il Zanetti, era di un denaro o sia bolognino piccolo, dodici dei quali formavano il grosso.

Non abbiamo notizie importanti della zecca bo-

  1. Frati, ibid.