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452 francesco malaguzzi

fine di quell’anno e che con quelli furono distribuite le mancie del Natale.

L’anno susseguente i due figli di Taddeo, degeneri dal padre che aveva avuto a cuore la grandezza della città, vendevano Bologna all’arcivescovo di Milano Giovanni Visconti, dando uno di quegli esempi di cui non è penuria nella storia del medioevo. Sotto il nuovo dominio si coniarono bolognini grossi e piccoli.

Da Milano l’arcivescovo mandava a Bologna i fratelli Maffiolo e Lorenzino de’ Frotti per coniarvi monete, ordinando loro di provvedere l’argento e, nel caso, esonerandoli dal dazio. Radunatisi il 21 novembre gli Anziani, i Consoli e otto sapienti per quartiere chiamati dal Vicario, concordemente stabilirono che le nuove monete dovessero portar scritto, secondo l’ordine dell’Arcivescovo nel diritto la parola IOHES VICEC-OMES colle ultime quattro lettere nell’area disposte in croce e nel rovescio il nome della città BO · NO · NI · e l’A finale nel campo, per seguire l’uso fino allora invalso nella zecca bolognese. La lega sarebbe stata la medesima dei pepolesi " zoè che la livra de l’ariento peso contegna unze diexe meno de dui d’argento fine almeno de liga de peso sieno vintidui bolognini grosi per onze e non plue, si che ne vadano ne la livra peso de romano bolognini doxento sexanta quattro e non plue, cum questa zunta che se gl’avignise che al deliberare la moneda se trovasero dinari uno e mezo de liga, meglo o peso ch’el pato sovrascripto, la livra a peso che la sia intera bona e fina „1.


  1. V. Lodovico Frati, Documenti per la storia del governo visconteo in Bologna nel sec. XIV. (Arch. Storico Lombardo, Anno XVI, fasc. III, 30 settembre 1889).