Pagina:Rivista italiana di numismatica 1897.djvu/475


la zecca di bologna 451

mangono prodotti: portano da un lato la leggenda TADEVS DE PEPVLIS all’ingiro e una croce greca nel mezzo (allusiva probabilmente all’impresa guelfa del Comune) e dall’altro lato la figura intera di S. Pietro nimbato colle parole all’ingiro S. P. (Petrus) DE BONONIA, allora venerato protettore della città. Di tal coniazione ci parla anche la cronaca Villola di quel secolo1 e una grida dello stesso anno della battitura, che prescrisse che la nuova moneta non potesse spendersi che in città, comminando pene agli asportatori come ai contraffatori2; ma non sappiamo con precisione quale ne fosse il titolo ed il peso. Lo Zanetti assicura che le pepolesi da lui possedute pesavano 57 grani e quindi, da nuove, 58.

Un documento visconteo del 1350 che prescrive che gli zecchieri milanesi dovessero battere bolognini grossi alla lega dei pepoleschi, coniati al tempo di Taddeo, ammette come grado di bontà oncie 9 e denari 22, ma lo Zanetti nei suoi saggi trovò invece 10, 14. Sopra alcune diversità di notizie relative al valore e alle leggende di questa moneta coniata da Taddeo non crediamo necessario intrattenerci, essendo già stato notata da altri la loro poca attendibilità, comprovata dalla mancanza di altre monete pepolesi di quel periodo nelle collezioni italiane3.

Anche i figli di Taddeo Pepoli, Giovanni e Giacomo, subentrati al padre nel governo della città, coniarono nel 1349 nuovi bolognini col loro nome, che descriveremo a suo luogo, ed il Gherardacci ricorda inoltre che furono messi in circolazione sulla

  1. Biblioteca Universitaria di Bologna.
  2. Provvigioni cit.
  3. Taddeo Pepoli eletto signore di Bologna. Moneta battuta sotto il suo governo. Domenico Sugana per nozze Isolani. — Tattini. Bologna, R. Tip. 1864.