Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
448 | francesco malaguzzi |
monetazione di medagliole, denari piccoli e grossi, e bolognini d’oro. Ma il progetto abortì e questo episodio non ha per noi altra importanza che storica.
Il locatario della battitura progettata nel 1269 fu cercato a Firenze nella persona di Betto Tornaquinci che, con contratto del febbraio 1269, che il lettore troverà in appendice1, si obbligava a batter monete d’argento in modo che da ogni oncia si dovessero ricavare d. 52 1/4 di piccoli (colla tolleranza da piccoli, 49 1/4 a 55 1/4): i grossi rispondevano al soldo dei piccoli dunque a grani 26 2/3, per modo che il soldo di grossi conteneva grani 320 o mezz’oncia, la libbra grossa grani 6400 o dieci once di fino.
Anche questa volta la battitura non ebbe luogo a giudicare dal fatto che l’anno successivo la zecca fu affidata per un quinquennio a un Nicolò di Guglielmo bolognese. Nel 1284 nuova locazione ad Opizzino dei Lamandini e a Matteo Culforato, ma non ne rimangono particolari: le notizie sono date così dai Memoriali dei notai Geremia Angelelli (1270) e Giovanni Barbarossa (1284)2.
Ed ora passiamo al quarto sistema della moneta bolognese, del 1289, ricordata anche dal Ghirardacci3. Riassumiamo dalle lunghe provvigioni la parte che ci interessa. Sembra che i bolognesi stentassero a trovare un zecchiere, causa lo scarso profitto offerto, mentre cresceva il bisogno di moneta minuta il cui pregio era causa della sua esportazione al di fuori. È noto infatti che fin d’allora i bolognini avevano tal fama nei mercati che erano scelti e sparsi dovunque. Si bandì un invito che cadde a