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444 | francesco malaguzzi |
zione che ne veniva fatta, con qualche vantaggio. A provvedere a una nuova coniazione il Comune, col mezzo di Viscontino Visconti podestà, dava in appalto la zecca, con atto 5 aprile 1216, alle stesse arti dei mercanti e dei cambiatori, che la tenevano1. Il termine della locazione fu fissato a due anni e si stabilì di conservare gli stessi pesi, bontà e lega precedenti. Il corrispettivo fu fissato in 85 lire di bolognini (it. L. 633.07) in due rate da pagarsi anche se non si battesse moneta. Come osserva il Salvioni qui apparisce per la prima volta che si ricavava qualche vantaggio dal coniar moneta, ma quale non sappiamo; certamente non piccolo a giudicare dal compenso rilevante dell’appalto anche tenuto conto che v’era compreso il fitto degli utensili dell’officina.
Le cose erano bene incamminate e allo scadere del termine della locazione, il contratto fu rinnovato colle due arti che però questa volta ne addossarono il carico ad un Aldobrandino de’ Burigagni da Lucca del quale il Savioli pubblicò l’importante giuramento pel buon governo della zecca. Il zecchiere prometteva di conservare tutte le suppellettili dell’officina e di non introdurre robe sue o d’altri " in summa moneta Bononie, nisi illam mobiliam que mihi designata erit a consulibus mercatorum et campsorum. Et monetam bon. bonam et legalem faciam et facere faciam et alligabo et alligare faciam et tres untias minus uno quarterio arzenti mittam seu mitti faciam et viiij uncias et unum quarterium de ramo mittam vel seu mittere faciam et xlviiij sol. et vj den. de denaris modenatis (sic) per libr. bon. ponderatam faciam secundum consuetudinem monete facte tempore domini Vicecomitis olim potestatis Bononie „2. Il