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bibliografia 417

tre segni, nell’ordine: monogramma, S, corona, e leggendo: Chr(isti) S(igno) Corona, l’autore vi vede il famoso motto di Costantino HOC SIGNO VINCES. E la interpretazione è validamente appoggiata dai fatti. Giova ricordare, chi volesse obbiettare che la visione di Costantino era anteriore di quarant’anni, che la tradizione racconta (Chronicon paschale) che l’anno 351 il giorno di Pentecoste una croce splendente apparve nel cielo a Gerusalemme, la quale fu vista anche in Pannonia da Costanzo II combattente contro Magnenzio sotto le mura di Mursa. Difatti la zecca di Siscia in Pannonia, sulle monete di Costanzo II, pose per la prima volta la leggenda HOC SIGNO VICTOR ERIS, mentre quella d’Aquileja s’accontentò d’accennare simbolicamente allo stesso fatto coi tre segni descritti. Bisogna confessare che la trovata è elegante ed ingegnosa.

Quanto alla cifra LXXII, scartando l’idea di Sabatier ch’essa potesse indicare il peso come sull’oro, l’autore, calcolando che dalla morte di Probo, (a. 282) a quella di Magnenzio (a. 354) corrono appunto 72 anni, nei quali l’impero aveva sempre sofferto per le divisioni fra diversi augusti associati o rivali, e che la leggenda FEL TEMP REPARATIO accenna appunto a un ritorno del benessere pubblico ristabilito col ristabilimento della monarchia, non sarebbe alieno dall’interpretarla appunto come una data o per dir meglio il numero dei 70 anni, ed è perciò che considera questo numero LXXII come faciente seguito alla leggenda.

Se non possiamo accettare la cosa come un fatto provato, accettiamolo almeno come un ipotesi probabile.

L’esposizione sommaria che ho fatta delle diverse ingegnose interpretazioni, dovrebbe certamente incoraggiare i giovani studiosi a proseguire tali ricerche, tanto più che nell’epoca cui ci riferiamo il materiale è abbondantissimo, e, salvo eccezioni, facile a procurarsi.

Promontogno, luglio 1897.

Francesco Gnecchi.