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numismatica e medaglistica | 403 |
sidiandosi vicendevolmente, abbiano a confondersi l’una coll’altra.
2.° La parentela nel nostro caso speciale mi pare assai più stretta che non colla storia e coll’archeologia. Sorpassando alla forma esterna, che assimila nel modo più perfetto i monumenti che costituiscono l’oggetto della numismatica e della medaglistica, noi vediamo come ben sovente siano le stesse effigie, gli stessi stemmi, le stesse rappresentazioni, le stesse leggende che figurano sulle monete e sulle medaglie. Abbiamo di più che sovente, anzi il più delle volte, le medaglie sono coniate nelle zecche, e sono incise dai medesimi artisti che apprestano i conii delle monete.
1.° Questi sono però sempre caratteri e motivi esteriori che, similissimi infatti nelle due serie di monumenti, hanno portato la confusione nelle idee; ma quando dai caratteri e dai motivi esteriori passiamo agli interiori, quando cioè, lasciando la forma, passiamo alla sostanza, non sarà difficile scoprire l’abisso che separa le due serie. E, per mettere le cose a posto, incominciamo, se non le dispiace, da una definizione. Cosa intendiamo noi per moneta? Un pezzo di metallo d’oro, d’argento o di bronzo, fuso o coniato, in forma generalmente d’un disco, il quale porta un’impronta che gli conferisce carattere legale per le contrattazioni pubbliche o private. Questo è il punto interessante, questa è la sostanza, tutto il resto non è che forma. Ora, ammettendo pure tutte le somiglianze e le analogie possibili fra le monete e le medaglie, a queste ultime manca precisamente quel punto essenziale che costituisce la moneta, il carattere legale per le contrattazioni. Questo è l’abisso, che separa l’una cosa dall’altra. La Medaglia potrà essere considerata e studiata sotto il rapporto artistico, storico, iconografico, politico, sociale; ma non mai sotto l’aspetto economico, il quale per le monete non solo si aggiunge a tutti quelli citati, ma diventa l’unico indispensabile, e ne forma il to be or not to be.
2° Con queste poche parole ella ha nettamente tracciato il limite fra l’una cosa e l’altra, non c’è che dire; ma riesce appunto tanto più strano l’ammettere che esso non sia mai stato avvertito prima d’ora dai direttori delle riviste numismatiche, che accolsero sempre gli studii di medaglistica e,