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368 | luigi rizzoli |
Nel 18 dicembre del 1453 si decreta dal Senato la coniazione di quattrini da 4 piccoli l’uno, per un valore corrispondente a 20000 ducati1.
Tali quattrini, che dovevano servire a tutte le terre del dogato e quindi anche a Padova, eccettuata però Venezia, furono battuti più che tutto per fornire una moneta comune a tutte le provincie e nello stesso tempo capace di suddividerne esattamente le varie lire.
Il quattrino accennato è quello che nel dritto ha una croce patente, colle braccia divise longitudinalmente in tre comparti ed all’intorno: · + · FRA · FOSCARI · DVX; nel rovescio, un leone nimbato, rampante a sinistra, avente nella zampa destra anteriore la spada e all’intorno: + · S · MARCVS · VENETI · (tav. n. 11).
Di questa moneta il Papadopoli riporta anche una variante, la quale ha nel dritto: la croce colle estremità ornate di ricci2.
Molto probabilmente questa variante può appartenere ad una coniazione posteriore di qualche tempo alla prima, determinata forse dalla pratica utilità, che l’uso di detti quattrini doveva arrecare alle varie provincie. Infatti per un documento, in data 16 marzo 1456, riportato dal Papadopoli, e pertinente al Maggior Consiglio, si viene a sapere che alla zecca erano stati battuti quattrini et parvuli di diverso tipo in tempi diversi3. Così viene comprovato quanto dissi or ora, a proposito della variante.
Del tempo del dogato di Francesco Foscari non mi consta abbiano ad esistere altri documenti che, pure per incidenza, parlino delle monete di Padova. Neppure del doge Pasquale Malipiero (1457-1462) ci