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nuovo contributo alla numismatica padovana | 363 |
Del mezzo ducato d’oro dello stesso principe, non si conosce poi alcun esemplare né alcun documento, nonostante molti cronisti padovani, e fra questi lo storico Gattari, parlino di tale moneta, di cui è fatta chiara ed esatta descrizione.
Per non citare altre monete delle quali si fa menzione nei documenti e che gli eruditi non seppero o non poterono ancora identificare, di un soldino di Francesco il Vecchio, del quale il Verci ci dà anche il disegno1, ora non si conosce alcun esemplare.
Niente di più facile adunque, che anche il Carrarino colla figura di S. Antonio, del quale non esistono né documenti, ne esemplari, sia pur esso andato perduto. L’epoca della coniazione dovrassi riportare all’ultimo anno (1405) della dominazione Carrarese in Padova. In questo tempo ardeva sanguinosa la guerra tra Francesco Novello e la serenissima Repubblica. Le risorse finanziarie del principe da Carrara, causa l’infausta guerra, erano presso che esauste. 1 soldati non pagati, difettavano anche di viveri. Novello da Carrara, in sì grave contingenza, pensò di ricorrere ad un mezzo non mai fino allora tentato, quello di spogliare la basilica di S. Antonio, ricca d’ornamenti d’oro e d’argento di gran valore, ornamenti dei quali era stata donata dai vari principi da Carrara, che si succedettero nel dominio di Padova. Il valore complessivo di questa prima spogliazione si fa risalire a ducati d’oro 17202.
Senonchè dolente di aver saccheggiato il famoso tempio, quasi contemporaneamente alla detta spogliazione volle il Novello ricompensarlo dei danni sofferti, concedendogli la Castaldia d’Anguillara, affittata al-
- ↑ Zanetti, Op. cit., Vol. III, Tav. XXI, n. 22.
- ↑ Bernardo Gonzati, La Basilica di S. Antonio di Padova. Vol. I, pag. 46-48.