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nuovo contributo alla numismatica padovana 355

parte della raccolta Bottacin e due altri di quella di famiglia, arme che pare ci presenti una fascia increspata, che corrisponderebbe perfettamente a quella increspata d’argento in campo rosso di Engelmaro di Villandres, vice-capitano in Padova di Corrado d’Ovenstein dalla seconda metà del 1323 al 3 settembre 1328. Ma non è così per gli altri aquilini, di cui uno si trova riprodotto nella medesima tavola al n. io, due altri sono ricordati dal Verci1.

Il primo di questi porta uno scudo con cinque giglietti, il secondo invece un’arme, che sarebbe stata ignota anche al Brunacci, il terzo infine avrebbe avuto due scudetti, dei quali uno il Brunacci stesso chiama d’Austria, l’altro dei Savorgnani. Tutti questi, dico, mi mettono addirittura in un gravissimo imbarazzo, non corrispondendo le armi degli altri vicari e capitani imperiali in Padova, quella ad es. di Corrado d’Ovenstein, capitano di Enrico dal 5 novembre 1321 al 24 luglio 1324 e dal 14 ottobre 1325 al 3 settembre 1328 e quella di Ulrico di Falimberg, capitano di Enrico dal 24 luglio 1324 al 14 ottobre 1325, a quelle testè menzionate.

Pure non volendo in alcun modo rinunziare alla mia credenza, che è anche quella del conservatore del Museo Bottacin, deciso di risolvere la questione nel senso da me espresso, non dubito ad ammettere che le armi che si scorgono nei detti scudetti, eccetto quelle spettanti ad Ulrico di Valdsee e a Engelmaro di Villandres, siano state erroneamente interpretate, tanto più che quei pochi esemplari che si conoscono sono disgraziatamente così sciupati dal tempo ed in ispecial modo in quella parte dove cade lo scudetto, da non potersi con precisione stabilire quale arme veramente sia in essi rappresentata.


  1. Zanetti, Op. cit., Vol. III, pag. 387.