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nuovo contributo alla numismatica padovana 353

nella maggior parte degli esemplari da me veduti, sono di un bel carattere gotico, la forma delle rosette, che alternano le lettere della iscrizione circolare del dritto: PADV, la mancanza di scodellatura, che presentano invece le monete che vanno sotto i numeri 2, 3, 4 e 5 nella tavola XX, inserita nella cit. opera dello Zanetti ed inoltre la somiglianza in fatto d’arte che detta moneta ha con il sestino nero o sesino di Francesco il Giovane da Carrara, di cui più innanzi vorrò parlare, tutto insomma mi fa credere che essa spetti ad un tempo di molto posteriore a quello ritenuto dal Verci e precisamente al suddetto Francesco.

Sorregge ancora la mia opinione, il carattere di vera somiglianza che, le rosette, le lettere e la stessa fattura nel suo complesso di, questa moneta, presentano con i denari piccoli, che io assegno a Francesco II, e con la tessera dello stesso signore1.

Devonsi quindi ritenere prime monete di Padova quelle scodellate, che occupano successivamente il secondo, il terzo, il quarto ed il quinto posto nella detta tavola XX, e che rappresentano i veri denari piccoli, ricordati nei documenti padovani.



Sotto i numeri 6, 7, 8, 9 e io della stessa tavola XX inserita nell’op. cit., si trovano 5 esemplari di monete, che, per avere nel dritto l’insegna dell’aquila imperiale sveva, furono dette grossi aquilini. Di queste monete ne furono battute in Merano, che ce ne dà invero il prototipo2, in Verona, in

  1. Zanetti, Op. cit,, Vol. III, pag. 435, n. 6.
  2. Periodico di Numismatica e Sfragistica diretto dal March. Strozzi. Vol. II, pag. 85.