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avrebbe la XIII trib. pot. su quei sesterzi! e dupondii dal tipo di Roma galeata sedente sugli scudi?1 E inoltre se fosse così, i sesterzii degli anni 64-67 col tempio di Giano dovrebbero aver tutti la trib. potestas, la quale invece è rarissima, e accanto a questi troviamo sesterzii senza data di sorta che per il tipo di Nerone vanno collocati indubbiamente fra le ultime emissioni (v. Prospetto).

Per queste due ragioni non pare abbastanza giustificata una seconda chiusura, la quale potrebbe ancora reggere, solo per il testo di Suetonio2. Ma anche sulla interpretazione di questo facciamo le nostre riserve. Se il clausit si traduce tenne chiuso, come vuole il Mancini, non v’è bisogno di ammettere due chiusure. E qui ci sia lecito di fare osservare al Mancini che non bisognava tirar poi tanto il senso di clusit quando egli sta per le due chiusure: sarebbe stato meglio tradurre col semplice chiuse. Ma traducendo tenne chiuso, vien quasi ad essere esclusa l’idea della ripetizione di azione, e si viene ad ammettere implicitamente una sola chiusura. Se poi dopo la prima chiusura il tempio di Giano sia stato aperto un’altra volta per lo scoppio della guerra armena e la spedizione di Corbulone, a noi non è dato ricercare. Non è improbabile che l’ambizione dell’imperatore abbia continuato a tenerlo chiuso, per ostentare una calma apparente, a quel modo che il decreto del senato ordinante la erezione di un arco e di

  1. Coh., Nero n. 283, 284, 286 (dupondio), 287; Fiorelli, Cat. n 4356-58.
  2. La duplice leggenda che queste monete portano scritta sul rovescio (pace p . l’. terra mariq . parta ianvm clvsit e pace p . l’. vbiq . parta . ianvm clvsit) potrebbe dar fondamento alla ipotesi della duplice chiusura. Ma a prescindere, che non trovo differenza di signif. tra le due leggende, è a notarsi che la seconda trovasi solo sugli assi e sui dupondii, i quali offrivano uno spazio assai più piccolo di quello dei sesterzii, ed essendo la prima leggenda troppo lunga, fu abbreviata.