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286 ettore gabrici

di Monaco1. In tal caso possiamo piuttosto proporci di studiare se le due serie siano incominciate verso lo stesso tempo o se fra il principio dell’una e quello dell’altra intercedette qualche tempo. Qui possiamo ragionare per induzione. Una prova circa l’anteriorità della prima pettinatura l’abbiamo nelle monete di oro e d’argento con gli anni della tribunicia potestas. Su queste monete il capo dell’imperatore è tratteggiato sempre con i capelli in giù fino al 60 (v. tav. I n. I, 2, 3); da questo anno fino al 63 i capelli sono disposti intorno alla fronte con un apparente artifizio (v. tav. I n. 4, 5, 6, 7), finche non si perviene alla serie coi capelli in su. Perciò supponiamo che i bronzi con i capelli in giù sieno stati i primi e che in seguito sia comparso l’altro tipo, cominciato il quale, non fu sospesa la prima coniazione, ma continuata con l’altra.

Una sola cosa in questa monetazione non ci sappiamo spiegare, per soluzioni che abbiamo tentate, come mai la serie con i capelli cadenti sulla fronte abbia sempre il capo dell’imperatore volto a sinistra, ed invece la serie coi capelli volti in su lo abbia sempre a destra. Singolarità tanto pili rilevante, in quanto, tranne questo particolare, entrambe le serie hanno molti lati comuni. La fisonomia dell’imperatore però non ha mai la stessa espressione in entrambe le serie. Evidentemente le mani che lavorarono i punzoni di una serie son diverse da quelle che lavoraron gli altri.

Questo dualismo si può spiegare solo ammettendo che nella zecca di Roma vi siano state due scuole di artisti, seguenti ciascuna un unico tipo di Nerone costantemente e fedelmente.

Nell’arte monetale, a preferenza di ogn’altra arte,

  1. Id. taf. XXV.