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bibliografia 237

dovevano venir pubblicate per la prima volta nella nostra Rivista e, se non lo furono, ne fu causa un malinteso, che ora non occorre menzionare; ma che certamente con noi deplorerà l’antico proprietario di quella collezione, a cui mancò così un’illustrazione speciale che ne avrebbe accresciuto il pregio e conservata la memoria.

L’opera del Bahrfeldt passa quasi i limiti di una pubblicazione da periodico, raggiungendo oltre 350 pagine, con un corredo di 14 tavole. Molte sono le monete nuove che il suo lavoro porta in luce o almeno coordina, prendendole da altre pubblicazioni, abbondanti sono i commenti e le osservazioni che accompagnano la descrizione d’ogni moneta, come erudite le illustrazioni intorno a parecchie famiglie o a parecchi gruppi di monete, moltissime infine sono le rettifiche che fa all’opera di Babelon. Basti dire che più o meno a lungo discorre intorno ad oltre 600 monete riguardanti la più gran parte delle famiglie romane, 151 cioè sulle 181 conosciute.

La pubblicazione è dunque troppo voluminosa, e, dirò anche, troppo dotta, perchè in questo cenno bibliografico si possa entrare a discutere singolarmente qualche giudizio, o qualche apprezzamento, che forse non potrebbe essere da tutti condiviso, e d’altronde non mi sentirei la forza di mettermi ex abnipto a combattere un avversario tanto ben agguerrito in materia. Mi accontenterò di fare qualche osservazione in via generale e prima di tutto, allo scrittore tanto minuzioso e tanto preciso mi sia permesso muovere una piccola critica, che parrà strana al primo accennarla, sulla mancanza cioè di minuziosità e di precisione in qualche passo del suo lavoro.

Ho detto che l’A. ebbe a sua disposizione parecchie collezioni pubbliche e private; ne avrebbe potuto aver altre, per esempio, quella dello scrivente, purché l’avesse chiesta. Dopo un’ispezione, sarebbe stato più regolare l’accettare o il condannare una moneta, e parecchi punti assai facilmente chiaribili sarebbero stati chiariti, cosicché non rimarrebbero nel suo lavoro senza una risoluzione e con un punto interrogativo. E valgano due esempi. Al n. 32 dell’Antonia, riportando dalla nostra Rivista un bronzo di Atratino, l’A. si dimanda: Manca proprio davvero e completamente l’interpunzione? Al n, 34