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20 | francesco gnecchi |
questo segue un altro piccolo frammento di un dupondio d’Aureliano, rovescio CONCORDIA. Troviamo poi un antoniniano di Probo, il quale, è conservato intero come diametro, forse perchè tanto consunto al rovescio principalmente, da aver perduto la metà del suo peso originario, e costituisce la moneta piìi grandiosa del ripostiglio, dominando fra le proporzioni microscopiche dei pezzi che lo circondano.
Da Probo saltiamo ad epoca molto più recente con monete e frammenti da cui appajono ancora i nomi di Costante, Graziano, Valentiniano II, Onorio, Teodosio II e Marciano. Tutte le altre vere monete sono in uno stato così deplorevole di conservazione da rendere impossibile qualunque classificazione.
Passando ora alla parte più grossa del ripostiglio, essa ci presenta delle monetine che sembrano coniate poco prima d’essere state nascoste; ma in modo tanto barbaro da riuscire assolutamente enigmatiche e non spiegabili altrimenti che colla supposizione che siano contraffazioni barbare o per meglio dire il prodotto di una coniazione clandestina. Rappresentano da un lato una testina, dall’altro una figurina maschile o femminile (imitazioni dell’imperatore o della Vittoria), un castello, una croce, una corona o un monogramma indecifrabile e talvolta al dritto e al rovescio l’imitazione barbara d’una leggenda; ciò che dimostra chiaramente l’intenzione d’imitare i piccolissimi bronzi degli ultimi imperatori d’Oriente, Arcadio, Teodosio II, Marciano oppure quelle un po’ più recenti dei Goti. Se a ciò aggiungiamo la spezzatura di tutte le vecchie monete superanti la misura minima degli accennati bronzi imperiali o gotici, si deve convenire che il ripostiglio corrisponde appunto all’epoca della estrema povertà del pubblico erario, al tempo cioè del famoso editto (anno 395) che proibiva la coniazione delle monete di bronzo di gran modulo (e il gran modulo