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che vi innalzarono quel singolarissimo tempio dedicato all’Arcangelo Michele, sotto le cui vòlte tanti re d’Italia assunsero la corona, non tarderà molto, speriamo, a mostrare una storia della famosa sua zecca, per opera dell’illustre cavaliere il quale con due recenti pubblicazioni nummografiche seppe conquistare di botto seggio primario fra i cultori di tale studio.

Non sono molte le monete di questa serie collocate finora nel museo padovano e possono annoverarsi le seguenti: Un denaro di Lotario I; altro più raro e perfetto che intorno al monogramma di Ugo di Provenza reca inscritto il di lui nome seguito da quello di suo figlio Lotario II, ch’egli assunse collega del regno nell’anno 931; un terzo di Ottone I nel quale il nome della città è preceduto dal titolo onorifico di inclita, e finalmente uno di Enrico II il Santo.

Nessuna rarità si riscontra negli altri pezzi degli imperatori tedeschi ed in quelli dei duchi di Milano.


Cremona.


Le monete finora a noi pervenute di questa città non contraddicono al notissimo diploma, riportato dal Muratori, col quale l’imperatore Federico I le concesse il privilegio della moneta nell’anno 1155. Ma può egli affermarsi recisamente che non possa rinnovarsi per essa qualche fatto analogo a quello che avvenne per Piacenza, un tremisse della quale, improntato del nome di re Desiderio, rivelò la origine ben più remota della sua zecca di quanto fino allora era creduto? Ma, sia pure infondata tale lusinga, Cremona offre vasto argomento di studio nelle sue monete, specialmente nel tempo in cui, reggendosi a libertà, segnava sovr’esse il nome dell’Enobarbo; graziosi nummoli i quali per entro ad una certa apparente monotonìa di tipo offrono numerose varietà pel peso, la lega e lo stile, ed attestano la grande operosità della sua officina.

Fra i pezzi di codesta zecca notammo nel Museo Bottacin il grosso piuttosto raro dalla iniziale e dal titolo che alludono al nominato imperatore; un denaro mezzano che per la forma rotonda o gotica di più sue lettere mostra es-