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il museo bottacin 221

effigie di questo malvagio principe, ed il pregevole testone della di lui vedova la debole ed avvenente Bona di Savoia. Se le monete del costoro figlio Gian Galeazzo Maria e del di lui zio Lodovico non possono qualificarsi rare, vanno però ricordate per la squisitezza dell’intaglio, in ispecialità il testone che riunisce i ritratti di entrambi, una fra le più felici opere del bulino. L’ultimo periodo del dominio degli Sforzeschi, alternato con quello di due re stranieri, porge i seguenti pezzi di maggior momento: due differenti testoni ed un soldo coll’arme d’ambo i lati di Lodovico XII; un pegione e due quattrini di Massimiliano Sforza.

La decadenza d’ogni buona cosa, che seguì dappresso le orme della dominazione spagnuola e s’impresse profondamente nelle belle arti, degradò anche quella del conio che divenne rozza e manierata dopo aver date alcune ultime prove di valentìa sotto Carlo V. Sono infatti opere egregie tre testoni di questo imperatore i quali attestano quanto esimio fosse l’artista che li eseguiva, sia desso il Caradosso od altri. Dei regni seguenti, abbondevolmente rappresentati in tutti i metalli, meritano osservazione un mezzo scudo da 55 soldi di Filippo II, non accorsoci ancora nelle opere consultate (Tav. V, n. i); un soldo colla effigie dello stesso, accollata ad una testa muliebre, verosimilmente quella della di lui quarta moglie Anna d’Austria (Tav. V, n. 2); un quattrino di Filippo III, non raro, ma che non trovammo nei libri (Tav, V, n. 3); una lira di Filippo IV, descritta dall’Appel ma non raffigurata (Tav. V, n. 4); un ducato o filippo di Filippo V d’Angiò ed un mezzo filippo di Carlo III (VI), che del pari ci riuscì nuovo (Tav. V, n. 5).

La monetazione degli ultimi regnanti di casa d’Austria non porge cose degne di rimarco. Le monete delle due ultime Repubbliche e quelle del Regno Napoleonico, lavorate in gran parte con ottimo magistero, appartengono come fu già avvertito, ad altra serie in questo museo.


Pavia.


Cotesta antica e gloriosa città che fu sede dei re Goti dopo ch’ebbero perduta Ravenna, e residenza dei Longobardi