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ancora. Che se la lezione sulla moneta in discorso è sbagliata, in più luoghi del castello di Saluzzo quella parola leggesi invece correttamente, noch1.


Dezana.


È sorprendente la ricchezza di questa zecca quale si manifestò per le opere degli illustri Friedlaender, Gazzera, Promis e Morel-Fatio, e pronostico di quanto talune altre serie numismatiche di città italiane diventeranno per opera di quei valenti che con amore si accingeranno a tesserne la storia.

Il gabinetto del quale vado brevemente informando conserva fra le monete di questa categoria le seguenti degne di ricordanza: Due cavallotti di Lodovico I Tizzone; il testone dell’usurpatore Pietro Berard; il testone dall’aquila e dal santo di Gianbartolomeo Tizzone, ed un esemplare di buona lega della murajuola col Santo Germano del conte Agostino. Offre inoltre qualche interesse un quattrino del conte Delfino colla H coronata e la croce gigliata, il quale sul primo lato, dopo il nome reca le iniziali A. F, ed al rovescio, dopo i titoli e l’anno 1585, le lettere R. G. Poiché queste dinotano Rolando Gastaldo, quelle, non per anco osservate, alludono verosimilmente ad un compagno di quel zecchiere.


Montanaro.


Rammembrando il numero esiguo e la singolare rarità delle monete finora emerse, dagli abati di san Benigno di Fruttuaria fatte battere nelle loro terre di Montanaro e di Lombardore, non è piccolo vanto per questo museo posse-

  1. Non è insolito trovare nelle monete italiane motti tedeschi tolti dalle imprese di quelli che le fecero battere, ed il più di sovente in forma scorretta. Cosi, ad esempio, in moneta di Milano di Lodovico Sforza, reggente lo stato in nome del nipote, leggesi: ich vergies nit, io non dimentico; sovra un grosso della stessa città di Francesco II Sforza: mit zait, col tempo; su molti pezzi di Alberico I Cybo, marchese di Massa: von gueten in pesser, di bene in meglio; in un soldo di Francesco II marchese di Mantova: bider craft, possanza leale.