Pagina:Rivista italiana di numismatica 1897.djvu/214

206 carlo kunz


Novara.


Questa città, sì di sovente contrastata a furore d’armi, i cui monumenti numismatici sono pochi e tutti notevoli per rarità, è rappresentata da tre monete, cioè, dal prezioso grosso col nome di un Enrico imperatore, che l’illustre commentatore delle zecche del Piemonte determinò essere il sesto; dal denaro piccolo imperiale che lo stesso giudicò appartenere alla prima metà del secolo XIII, mentre il chiarissimo signor D.re P. Caire vorrebbelo più antico, e forse del vescovo Guglielmo Torniello, intorno al 1153, e finalmente da un sesino o quattrino che sia, di Pier Luigi Farnese, il quale, sebbene fosse contemporaneamente duca di Parma e Piacenza, non potè, come tale, esercitare la facoltà di battere moneta che in questo suo inferiore dominio dal rango di marchesato.


Susa.


Più antica fra le zecche dei conti di Savoia, e pella quale il Rabut tentò rivendicare un tremisse merovingio, non figura che per un solo denaro, facile a rinvenire, di Amedeo III.


Tortona.


Le pochissime monete esistenti di questa città ricordano tutte l’imperatore Federigo II che nell’anno 1248 accordavale il privilegio della zecca, e poiché vi sono rarissime le suddivisioni del grosso, non possiamo affermare che il possesso delle due varietà di esso, la prima delle quali con la croce accompagnata da due anelletti, che mostra carattere di maggiore antichità, è di qualche pregio.


Acqui.


Contemporanea a quella di Tortona, questa zecca, oltre a monete simili a quelle, segnate dal nome del secondo Federico, ne vanta alcune del vescovo Oddone Berlinghieri,