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longobarda, franca, italiana e tedesca, senz’altra indicazione delle zecche onde uscirono, per essere desse ancora in iscarso numero in questo museo, e soltanto della serie dei re goti, con pochi denari dal tempietto e colla leggenda xpistiana religio, furono aggiunte le prime alle monete della zecca di Ravenna, ed inserite le altre fra quelle di Milano, nella cui zecca alcune con qualche verosimiglianza, altre con certezza si ritengono battute.




IL PIEMONTE E LA LIGURIA

Torino.


Al nome di questa principale zecca della reale dinastia di Savoia, onde non ismembrare di troppo la loro serie, si raccolsero tutte quelle monete che dal conio distinto, o pei nomi locali inscrittivi più che con semplici iniziali, o per circostanze particolari di loro battitura non fannosi a prima vista riconoscere per fattura di altre zecche.

Ove si rifletta alla doviziosità di questa classe, quale ci fu rivelata dall’opera insigne dell’illustre sig. commendatore Promis, è giuocoforza confessare essere ben arduo raggiungere in essa quel grado di perfettibilità ond’è suscettibile, amenochè uno non voglia dedicarvisi con ispeciale predilezione; ma tuttavia non è spregevole il novero e la qualità dei pezzi già raccolti, fra cui sembranmi degni di menzione i seguenti:

Un denaro di tipo ginevrino, per opinione di quell’egregio autore battuto nella zecca di Nyon dal conte Amedeo VII; due esemplari, uno dei quali con leggende scorrette, del ducato d’oro del duca Lodovico, fatto a similitudine di quelli di Milano dei duchi viscontei; un denaro piccolo di Filiberto I, un testone di Carlo I; un denaro inedito di Carlo II (Vedasi tav. IV, n. 1); due scudi d’oro ed un tallero col duca