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194 serafino ricci


Dall’esame precedente delle monete di Palazzo Canavese risultano finora i seguenti dati, relativi a quel ripostiglio. Esso è composto esclusivamente di nummi consolari d’argento, non essendo calcolabile quell’unico bronzo imperiale irreconoscibile, di provenienza dubbia, e, secondo me, non proveniente dal medesimo scavo. Delle 159 monete esaminate, 156 appartengono alla repubblica romana, e si estendono dal 217 a. C, col denaro della Baebia, coniato da Cn. Baebius Tampilus, al 20 a. C, con quello della Petronia, coniato da P. Petronius Turpilianus.

Tre nummi appartengono al periodo augusteo, e furono coniati sotto Augusto, dopo il 28 a. C.; non toccano però nessuno l’Era Volgare. È verosimile che il ripostiglio intero fosse ben più riccamente rappresentato, e si estendesse in un periodo di tempo molto maggiore, se in così piccolo numero di monete già si può abbracciare lo spazio di tempo di quasi due secoli. E tale doveva essere la copia e la varietà dei tipi da far supporre si trattasse veramente di cassa militare per il pagamento delle truppe di presidio, probabilmente alla vicina Eporedia (Ivrea), che, fondata nel 100 a. C. nel paese dei Salassi, e più tardi retta come municipium con magistrati indipendenti, era, come Augusta Praetoria (Aosta), uno dei centri militari di maggior importanza per tener testa alle invasioni e alle ribellioni dei popoli Alpini.

La maggior parte delle monete non eccede l’importanza e il valore medio, però alcuni pezzi sono rari; oltre la Cornuficia già citata, ch’io non ebbi nelle mani, citerò la Garcilia n. 2759, che ha il valore di catalogo di Fr. 50; l’Augustus n. 37, che ha quello di Fr. 30; la Baebia n. 1224 = Fr. 25, la Petronia n. 4166 = Fr. 20; la Vibia n. 5171 = Fr. 15; Pompeo Magno = Fr. 15; la Julia n. 3143 = Fr. 10. Il valore complessivo di catalogo delle monete da me vedute ammonterebbe a Fr. 516, e si può immaginare il valore di tutto il ripostiglio, anche non eccedendo la media del valore di quelle esaminate, qualora si pensi che queste rappresentano solo 1/2 di quelle sequestrate dai carabinieri dopo le prime dispersioni. Questo rende ancor maggiore il dispiacere di aver tanto perduto per incuria e per inscienza di chi rinvenne e possedette nei primi anni il tesoretto di Palazzo, il quale