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180 | serafino ricci |
era stato da me desunto dalle relazioni, ma alla primavera del 1884. Quantunque pur troppo del ripostiglio di Palazzo non si possa ricostruire la storia e fare l’illustrazione completa come di quella di Romagnano Sesia, pure credo non scevro d’interesse scientifico il raccogliere intorno a quello tutti i dati possibili, in aspettazione d’altri ancora più particolareggiati.
Il compianto sen. Fabretti, già direttore del R. Museo di Antichità in Torino, negli Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la provincia di Torino, del gennaio 1887, dava un breve cenno sul ripostiglio dei nummi consolari d’argento di Palazzo Canavese, che allora s’era rinvenuto contemporaneamente ad un altro abbastanza importante di monete imperiali, dei dintorni di Settimo Torinese, di cui si ebbe notizia troppo tardi, per impedirne la dispersione.
" Il ripostiglio di Palazzo — così scrive il Fabretti — caduto nelle mani di un idiota, aveva il peso di circa dieci chilogrammi, e la maggior parte delle monete che lo componevano, tra le quali erano molti e di ottima conservazione i denari dei monetari di Augusto, fu venduto qua e là alla spicciolata, spesso a vilissimo prezzo; altre giacciono tuttora, non viste da alcuno, chiuse in un sacchetto e sottratte allo sguardo di chicchessia fino al giorno che saranno divise tra coloro che ne reclamarono la proprietà „1.
Mi ricordava di questo cenno riassuntivo del Fabretti quando, i primi giorni del dicembre scorso, venne al Museo da Palazzo Canavese un tal Giuseppe Landorno, uomo rozzo, ma non del tutto ignaro di ciò che aveva fra le mani, portando un gruzzolo abbastanza rilevante di monete consolari d’argento, oltre una di bronzo imperiale irreconoscibile, e ne offriva alla Direzione la vendita. Io accertai innanzi tutto la provenienza delle monete da Palazzo Canavese e la loro pertinenza al ripostiglio medesimo, particolare sul quale s’erano levati dei dubbi, dicendolo scoperto in val d’Aosta2, ed, esaminati tutti i pezzi per riconoscere se vi fosse qualche moneta non ancora rappresentata nel Gabinetto Numismatico, trovai che tredici dei pezzi del Landorno non erano ancòra