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70 | giuseppe ruggero |
colle quali si volle avere un pezzo in argento equivalente al valore del ducato d’oro di tre lire; è noto che poco dopo la metà del XVI secolo, si coniò lo scudo da quattro lire con i suoi spezzati, e che questo formò la base della monetazione dell’argento. Anche gli scudi col S. Giovanni e la serie dei reali, tennero la stessa numerazione; e nulla fino ad oggi che lasciasse intravvedere la possibilità di un pezzo da lire cinque.
Non saprei spiegarmi l’opportunità di coniare nel 1736 una nuova moneta da cinque lire, mentre si aveva lo scudo grande che superava di poco il valore di lire otto, e quello del S. Giovanni che passava le 4 e mezza. Con tutta probabilità sarà stato questo uno dei soliti tentativi per opporsi al continuo rialzo dei valori, creando un nuovo pezzo destinato ad immobilizzare il valore corrispondente.
Il pezzo da tre denari, non è stato usato che raramente nella monetazione Genovese. Fino ad ora non avevamo che quello anepigrafo, il quale per analogia al pezzo da due coniato nel 1751; trovasi nelle T. G. accanto a quello1. Con ciò non era escluso che si fosse continuato a coniarne negli anni seguenti, ma la mancanza di data e di documenti, impediva di accertare questo fatto.
- ↑ V. n. 2143. ed Ann. Gen., XXI.