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il denaro pavese ed il suo corso in italia 49

Un decreto di papa Innocenzo III riguardante una questione sorta sul modo di corrispondere un censo, ci fa apprendere che circa il 1160 in Spoleto nell’Umbria, un denaro pavese valeva tre denari lucchesi1. Ed in Fermo città della Marca Anconitana nel 1161 una promessa di pagamento fu stabilita, in otto libre e mezza di denari pavesi ovvero in dieci nove libre di lucchesi, ragguagliando due denari pavesi a cinque lucchesi2.

Roma per i suoi cambiamenti di monete avvenuti durante il XII secolo, de’ quali ora daremo per intelligenza delle formole monetarie un cenno, ci trasmise ne’ suoi documenti i più completi e dettagliati ragguagli sul valore di questa moneta.

Al buon denaro pavese indi a quello lucchese detto afforziato, monete che già dall’XI secolo servirono per le due più accreditate valute correnti di Roma, era succeduto, sulla metà del XII secolo, un nuovo denaro, il provisino o proveniese della Sciampagna ed a questo circa il 1184 il provisino o proveniese del Senato; colla coniazione del quale veniva riaperta l’officina monetaria di Roma rimasta inoperosa da molti anni. Per questi successivi cambiamenti di moneta avvenuti in Roma, i censi, i livelli e tutti quegli obblighi che erano stati pattuiti in denari pavesi fu duopo equipararli man mano colle nuove monete che succedevansi, avendo avvertenza sopratutto per

  1. Loco cit, "pro singulis papien. tres lucen. „
  2. Perg. orig. dell’arch. del monas. Chiaravallese di Fiastra, n. 77. Nel R. Arch. di Stato di Roma. — Fermo, ann. 1161 in giugno. Tebaldo figlio di Atto dà in pegno a Roggero quaranta moggia di terreni nel fondo Cerreto con la promessa che se Maria figlia del detto Roggero fosse venuta a morire senza eredi, egli (Tebaldo) gli avrebbe restituito "octo libras et dimidiam denariorum papiensium monete si recipere voluerìs si non recdemus quinque lucenses pro duobus denariis et xviiij libris lucensium «.