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di un singolare cavallotto, ecc. | 439 |
Italia, perchè quel motivo abbia da pesar molto sulla bilancia.
In realtà, invece, il busto che si vede su quei due testoni anonimi non è altro che il ritratto preciso di Lodovico II Fieschi, signore di Messerano e Crevacuore; come chiunque può verificare confrontando quei testoni con quelli già pubblicati prima dal Promis stesso nella sua memoria su queste ultime due zecche1, alle quali per conseguenza sono da attribuire2.
E poiché quei due testoni sarebbero state le sole monete di Montanaro col motto: Non nobis, Domine, sed nomini tuo da gloriam3, ne scaturisce l’altra conseguenza che questo motto rimane proprio ed esclusivo delle zecche di Messerano e Crevacuore, all’una o all’altra delle quali adunque (sino a prova contraria) mi sembra da assegnare il nostro cavallotto di tipo bellinzonese.
Il mio appello del 1893, sulla novità o meno di questa ipotesi, essendo rimasto (ch’io mi sappia) infruttuoso, ritengo non privo d’interesse il divulgare la moneta mediante la Rivista rivolgendo di nuovo
- ↑ Promis (D.), Mon. delle zecche di Mess. e Crev. — (Alla tav. II, nn. 4 e 5).
- ↑ È singolare che il Promis, — senza dubbio fuorviato dal preconcetto che il nome di S. Benigno potesse figurare soltanto su monete di Montanaro, — non abbia (contrariamente all’evidenza) riconosciuto Lodovico II Fieschi nel ritratto, pur così parlante, dei due testoni anonimi, e si sia limitato a ritrovarvi " un busto d’uomo a capo scoperto, "senza barba e alquanto calvo«(Mon. d, ab. di S. Benigno, — a pag. 17), mentre egli stesso dice che quei testoni sono affatto simili a quelli di Lodovico II Fieschi di Messerano.
È inammissibile poi che Bonifacio abbia usurpato il ritratto del contemporaneo e poco distante Lodovico Fieschi, mentre la moneta, quantunque anonima, avrebbe tradito immediatamente la provenienza col nome del santo protettore. - ↑ Ciò che fornirebbe già un argomento per non attribuirle a quella zecca.