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340 nicolò papadopoli

Questi due Cornabò anonimi da 5 grossi sono perfettamente uguali, tranne le iscrizioni, a quelli che portano i nomi di Lodovico II e Pietro Luca II, e si devono quindi ritenere contemporanei od almeno di un’epoca assai vicina. Io credo che i signori di Messerano e Crevacuore abbiano iniziata la loro fabbricazione con tali monete, che tacevano il nome dei feudatari, e mi sembra anzi di riconoscere in esse i pezzi da soldi otto delle tariffe parmigiane 14 agosto e 22 Ottobre 1519 citate da Zanetti1 e da Promis2, come lo scudo d’oro ivi nominato deve certamente essere quello esistente a Parigi nel Cabinet des médailles descritto da Morel-Fatio3, non restando in tal modo da ritrovare che il testone chiamato nella più antica tariffa grossone da soldi 17.



3. — Mistura, peso grammi 2,97.

   D/ — Scudo col capo segnato con tratti che s’incrociano, sopra lo scudo aquila bicipite coronata colle ali. abbassate MONETA: FLISC: LAVA: CO: M: D fra due cerchi perlati.
   R/ — Croce filettata e bipartita accantonata da quattro fiori di Giglio che partono da un cerchio che racchiude il tutto: + SVB: TVVM PRESIDIVM: fra due cerchi perlati.


  1. Zanetti G. A., Nuova raccolta delle monete e zecche d’Italia, Bologna, 1775-89. Tomo V, pag. 121-125.
  2. Promis D., Monete delle zecche di Messerano e Crevacuore, Torino, 1859, pag. 18.
  3. Revue de la Numismatique Belge, serie V, tomo I. Bruxelles, 1869, pag. 257-258.