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314 francesco gnecchi

se non nella finezza, del lavoro, nel maggiore rilievo.

Tale distacco dalla comune monetazione senatoria si accentua meglio in quello d’Antonino e, se passiamo a quello di Gallieno, l’arte e l’accuratezza del lavoro fanno tale contrasto colla rozzezza e l’irregolarità dei bronzi senatorii contemporanei, che un semplice confronto basta per dichiararlo senz’altro un prodotto della zecca imperiale.

Un’ultima e non vana considerazione relativamente al medaglione di Gallieno potrebbe esser questa che il citato medaglione non è di bronzo, bensì di basso argento come gli altri simili GALLI ENVM AVG SENATVS OB LIBERTATEM RECEPTAM, GALLIENVM AVG P R OB REDDIT LIBERI, il che aggiungerebbe ancora una grave difficoltà, oltre le accennate, all’ipotesi che esso fosse coniato dal senato.

Pare quindi di poter concludere senza esitazione che i tre medaglioni citati, come qualunque altro che sia privo delle lettere S C, furono tutti senza eccezione prodotti nella zecca imperiale.

IV.


Nel quarto punto, in cui l’autore ammette che mollt medaglioni furono coniati in peso tale da potersi connettere colla monetazione ordinaria, a quel molti io vorrei sostituire un tutti. Volendone accettare alcuni ed escludere altri, si entrerebbe in un pelago inestricabile di difficoltà, e nessuna regola fissa e certa ci condurrebbe ad una separazione netta e sicura.

Per riconoscere i multipli e il loro relativo valore colla moneta semplice, a noi non resta altro elemento che il peso. Ora i pesi delle monete antiche di bronzo non si possono e non si debbono certa-