|
il denaro pavese ed il suo corso in italia |
23 |
che le parole del Caffaro, sotto l’anno 1102, " moneta denariorum papiensium veterum finem habuit„, non si debbono altrimenti interpretare che per la cessazione della loro battitura in Pavia, e nelle parole alia incepta nove monete brunitorum fuit, il principio della coniazione della nuova moneta, egualmente pavese ma deteriorata, dei bruniti così denominata dal colore bruno in essi prodotto da soverchio aumento di lega. E di fatto dopo l’anno 1100 sovente negli atti viene fatta distinzione fra la vecchia e nuova moneta pavese. Il Desimoni riporta che nel libello della Domocolta di San Vincenzo, consentito nel 1083 da Corrado vescovo di Genova a Lanfranco avvocato, questi promette pagare, exinde pensionem per unumquemque annum denarios III. Ma più tardi l’economo Alessandro quando attese a compilare il registro della curia arcivescovile, essendo in corso la nuova moneta pavese, non mancò di ben chiarire la cosa, scrivendo, che filii Lanfranci Avocati dant denarios III papienses veteres de Domo colta essendo in corso i nuovi denari1. Nell’anno 1128 i diritti da pagarsi per l’introduzione in Genova di mercanzie forestiere, furono stabiliti in solidi denariorum papiensium antiquorum2, e nello stesso anno in un decreto dei Consoli di Genova si prescriveva che le prestazioni imposte ai sudditi genovesi dovessero pagarsi al Comune in denarios de Papia antiquos3. In denari pavesi antichi furono parimenti stabiliti, nel 1149, certi diritti che i Pisani erano soliti di pagare entrando in Genova4, e nel Liber Censuum della chiesa romana compilato da Cencio Camerario troviamo registrato che il monastero di San
- ↑ Desimoni, Note sopracitate.
- ↑ Hist. Patriae Monum. Liber Jurium Reip. Genuen. Tom. I, col. 32.
- ↑ Loc. cit., col. 33.
- ↑ Loc. cit., col. 142.