Pagina:Rivista italiana di numismatica 1896.djvu/252


il ripostiglio consolare di romagnano sesia 243


Il ripostiglio potrebbe risalire al 250 av. C. circa, essendovi nove denari fra bigati e monete coi Dioscuri, la cui emissione, se è posteriore al 254 av. C, non può affermarsi posteriore anche al 214 av. C. La data poi del nascondimento, naturalmente posteriore all’83 av. C, potrebbe essere anche di molto seriore, poichè nè la proporzione numerica dei vari periodi è abbastanza chiara da decidere in favore dell’età più recente, nè i denari del VI periodo, che è l’ultimo rappresentato, sono a fior di conio e quasi ruspi, da farne supporre il nascondimento di poco susseguente alla loro emissione, come, p. es., potè acutamente dimostrare il ch. prof. Milani pel ripostiglio consolare di Fiesole1.

Perciò, quantunque risultino chiaramente più usati i denari più antichi, com’è naturale, però lo stato generale di buona conservazione delle monete del V e del VI periodo non impedirebbe di far scendere la data di sotterramento del ripostiglio al principio dell’impero, come parrebbe confermare il grande bronzo, rinvenuto insieme coi denari d’argento, il quale, per quel pochissimo che si può scorgere dallo stato di corrosione in cui si trova, non porta seco alcuno dei caratteri distintivi degli assi repubblicani.

Il numero dei denari appartenenti ai periodi di monetazione IV, V, VI è circa il doppio di quello dei primi tre periodi; il V periodo (104-89 av. C), quello cioè che comprende lo scoppio della guerra sociale e i suoi primi fatti, contiene monete in numero maggiore degli altri. Notevole è il denaro della Sentia dell’83 av. C. (L. Sentius C.f.) con la nota ARG(ento) PUB(lico), che allude alla coniazione di denari con l’argento di riserva, com’era stato ordinato dalla legge Plautia Papiria di quell’anno. Per il loro valore i denari rinvenuti non escono dal comune; citerò solo il denaro della Valeria del 209 av. C. (C. Valerius C. f.) e il denaro della Pomponia del 94 av. C. (L. Pomponius Molo).

Il nostro ripostiglio non fa parte certamente nè di cassa militare per pagamento di truppe, nè di riserva metallica di pubblico magistrato; parrebbe piuttosto parte di collezione

  1. Museo ital. di Antichità classica, II, p. 253 e segg.