Pagina:Rivista italiana di numismatica 1896.djvu/239

230 a. lisini

per brevissimo tempo, e dovettero cessarne il conio alla metà del 1200. Di Firenze ne pubblicò due tipi Ignazio Orsini nella prefazione al Fiorinaio, dichiarando che uno d’essi era d’argento e l’altro di rame1. Certamente l’Orsini cadde in errore, perchè all’epoca in cui furono stozzate quelle monete, che deve comprendersi tra gli ultimi anni del secolo XII e la metà del secolo successivo, in Toscana non ebbero corso monete di puro rame. E chi bene osserva qualche esemplare del secondo tipo, che l’Orsini credette di schietto rame, facilmente si accorge che in esso v’è pur mischiata una piccola parte d’argento. Ai due tipi riprodotti dall’Orsini ne aggiungo ora un terzo, egualmente di buona lega, nel cui centro vedesi la figura di S. Giovan Battista più che a mezzo busto coperto da mantello con la mano destra alzata e con croce nella sinistra. Il Santo è racchiuso da un cerchio che nella parte superiore si riunisce al nimbo circondante la testa. La leggenda all’intorno dice S. IOHANNES B. Dall’altra parte v’è impresso il giglio senza fiori e nel contorno: + FIORENTIA: pesa grani 6.

Il mezzo denaro battuto nella zecca di Siena, sconosciuto al Promis2, è pure di billione e il suo peso giunge a 6 grani, che vai quanto dire alla metà del denaro minuto. Conserva il consueto tipo della moneta senese, cioè ha da un lato, nel centro, la lettera S e nel contorno + SENA VETVS, dall’altro ALFA ET O e nel mezzo la croce.

L’Orsini, in riprova che le monete da lui pubblicate erano veramente mezzi denari o medaglie citò un antico codice, chiamato Bullettone, ai suoi

  1. Orsini, Storia delle monete della Repubblica fiorentina (Firenze, 1760), pag. XXXIII.
  2. Promis D. Le monete della Repubblica di Siena, Torino, 1868.