cembre dell’anno scorso, che S. A. R. vide la moneta, e si fu con tutta la soddisfazione del vero Nummofilo che rivolse allo scrivente le parole: " Ecco il calco di una moneta che manca davvero alle sue tavole „. E ben legittimo era il compiacimento di S. A., perchè non vi ha cenno fra i documenti nè fra gli scrittori di cose Genovesi, di altra moneta destinata al Levante all’infuori dei soliti luigini, e tanto meno poi per un’epoca già distante della fine dei luigini stessi. Infatti, l’ultimo anno segnato su questi è il 1669, che fin dai suoi primi mesi vide chiusi i mercati d’Oriente a queste monetine, delle quali oramai tutti conoscono le vicende. La speculazione della monetazione a titolo ridotto per il Levante, ha cominciato ben presto in Italia e prima che finisse il secolo XVI; basterà citare alcuni degli esempi più conosciuti. Ferdinando de’ Medici fece coniare dei giuli: Modena, pare che destinasse a quell’uso un giulio col nome della Duchessa Virginia de’ Medici; Pesaro, coniò appositamente de’ giuli con due Santi: Parma, una moneta da soldi 91. Poi da alcune di queste e da altre zecche vennero fuori talleri speciali per tipo e per titolo, ma fu poco prima del 1660 che acquistò favore in Levante lo spaccio dei luigini Francesi buoni, al titolo di 920 mill. circa, ossia di oncie 11. A questi tennero dietro le contraffazioni e successive riduzioni di titolo, per profittare della straordinaria ricerca che ne facevano gli Orientali; ed anche da noi in molte piccole zecche
- ↑ Per Firenze, Vedi Orsini, Monete dei Granduchi, pag. 59, nn. 26, e 27, e Zanetti, Vol. V, pag. 222, nota 185. — Per Modena, V. Affò in
Zanetti, Vol. V, pag. 221, nota 175; e disegno in Crespellani, Zecca di Modena, Tav. VIII, n. 63. — Per Pesaro, V. Zanetti, Vol. I, pag. 120, nn. 25, 32, 33, Vol. V, pag. 221, nota 173. — Per Parma, V. Affò in Zanetti, Vol. V, pag. 214 e Tav. IX, n. 120.