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84 | giorgio ciani |
quanto diverso per qualche segno, o lettera premessa a qualche altra.
Nel diritto sembra che porti il nome di un’Enrico; nell’insieme è simile ai denari di Venezia dei dogi Sebastiano Ziani (1172-1178), Orio Malipiero (1178-1192), ed Enrico Dandolo (1192-1205).
Sembra che appartenga a Verona per una certa somiglianza coi denari precedenti degli Enrici, ma io trovo assai oscura, per non dire indecifrabile, la scritta del rovescio. Potrebbe darsi che chi la coniò non si prendesse molta cura per far apparire distintamente il nome della città dove questa monetina veniva battuta. Quei segni del resto potrebbero essere parti di lettera, per errore, o ad arte, trasposte, il che non parmi del tutto inverosimile.
Esaminando difatti i denari veronesi degli Enrici si avverte tosto la singolare varietà di forma della lettera R, qualche volta degenerata in un O con due appendici triangolari, tal’altra in un I con un tratto orizzontale all’estremità superiore ripiegato ad angolo, oppure indicata semplicemente con due linee orizzontali. Nei denari coll’HENRlCVS la R è frequentemente rappresentata da tre segni ben distinti, il primo un’asta verticale, il secondo un C rovescio, o meglio una mezzaluna, il terzo un segno di forma triangolare.
Questa pratica di rappresentare le lettere divise in più parti sembrami sia stata impiegata altresì nel denaro che precedentemente ho attribuito con molta riserva ad Enrico VI, e pare siasi continuata anche per i piccoli e grossi della prima metà del XIII secolo. Queste monete notissime ai raccoglitori portano una scritta che il Dionisi, lo Sperges, il Verci, il Giovanelli ed altri ritenevano doversi leg-