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appunti di numismatica romana | 433 |
Del primo era venuto in luce un altro esemplare (primo dei diversi a f. d. e. col rovescio FECVNDITAS) acquistato dal Museo Britannico (Tav. VI, n. 8). Feuardent nella seconda edizione del Cohen ne dà quattro, aggiungendovi quello della pietra conica (Tav. VI n. 7) e quello della Minerva (Tav. VI n. 3). Froehner nel 1886 ne dà cinque con quello famoso del cippo; nel 1893 il Gabinetto di Parigi acquista il sesto col leone (Tav. VI, n. 4) pubblicato da Blanchet nella Revue Française e finalmente nel corrente 1895 lo stesso Blanchet ancora nella Revue française ne descrive un ultimo col rovescio FORT REDVIX . Sono dunque sette i tipi attualmente conosciuti e gli esemplari, da un conto che faccio approssimativamente, dovrebbero essere una quindicina o poco più, di cui la metà sta nei pubblici Musei di Londra, Parigi e Berlino, l’altra metà presso privati.
Ora, fino al principio del nostro secolo, le collezioni pubbliche e i raccoglitori privati, si accontentavano delle conservazioni comuni o anche delle cattive per le grandi rarità.... nulla di più naturale e di più ragionevole. Fu solo dopo il primo quarto del secolo che sorsero i grandi raccoglitori, amanti delle grandi rarità, ma più ancora, anzi sopratutto, delle splendide conservazioni. Alle conservazioni eccezionali si sacrificò tutto il resto; un pezzo anche rarissimo non era ammesso per poco che la conservazione lasciasse a desiderare. Trascurandosi il lato storico e scientifico d’una collezione, non si voleva che il bello per la vista e si ebbero così delle collezioni limitate ai pezzi d’oro. Fu allora che nel periodo di pochi anni, vennero in luce gli aurei fiammanti di Uranio Antonino, insieme ad altri nomi della più grande rarità, e ne vennero in numero sufficiente da accontentare i desiderii di tutti quelli che erano in grado di saziare le brame dei venditori. Volete un