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432 | francesco gnecchi |
di Parigi e ancora dell’altro colla quadriga (Tav. VI, n. 5) del Museo di Berlino. Se tale associazione non basta, osservi come il rovescio FECVNDITAS che nel n. 2 ha questo dritto, è lo stesso che nel n. 8, ossia nell’esemplare del Museo Britannico, corrisponde ad un dritto differente, mentre in altro esemplare che una volta mi venne trasmesso in esame da un negoziante, e che ora non so più dove sia andato a finire — forse nella collezione del Signor Dottore?.., — vi corrisponde il dritto dei numeri 3 e 7. Così tutti i pezzi dei pubblici musei e delle private collezioni, ossia tutti gli aurei conosciuti, restano fra loro così collegati e concatenati che, se uno cade, cadono tutti.
2.° Ma dunque è un’ecatombe!
1.° Me ne spiace, ma così è. Tolta una pietra, tutto l’edificio crolla. E da qui vede l’importanza della ripetizione dei conii, di questo fatto nuovo nella numismatica romana.
2.° Pur troppo mi persuado che ragioni a dubitare ve ne sono e molto forti....
1.° Giacché ora abbiamo, come si dice, sbarazzato il terreno, mi permetta di fare per un dippiù anche qualche osservazione generale sul modo e sulla progressione dell’apparire di questi aurei sul mercato. Eckhel nel 1797 non conosce che l’unico esemplare del Gabinetto di Francia, il quale è ancora l’unico descritto nel 1827 da Mionnet, quello col rovescio FECVNDITAS, che fu distrutto nel 1831; ma che, malgrado ciò, doveva diventare fecondo in seguito. Lenormant nel 1843 descrive il secondo (primo di quelli a fior di conio) CONSERVATOR AVG colla pietra conica, della collezione Dupré. Cohen nel 1860 non descrive che i due precedenti, avvertendo che non si conoscono che questi due esemplari. Il secondo è quello di Dupré passato alla coll. Wigan di Londra.