Pagina:Rivista italiana di numismatica 1895.djvu/447


appunti di numismatica romana 431

e forse una seconda per quello scomparso nel 1831 e che ora non possiamo più giudicare, non esistendone alcuna impronta.

2.° Eppure non siamo ancora a questo punto. Dopo le ragioni addotte, e, non potendo persuadermi a mutare per comodo d’una moneta l’epoca ragionevolmente assegnata ad Uranio Antonino, io mi sentirei forse disposto a un sacrificio parziale, ma non al totale. Non vedendo più modo di difenderlo, sacrificherei l’aureo SAECVLARES AVGG.

1.° Badi che il sacrificio parziale equivale al totale. Rifletta bene prima di darmi l’arma in mano.

2.° Il rovescio SAECVLARES AVGG è assodato, pei motivi da lei indicati, che non può essere se non una imitazione di Filippo, e quindi è impossibile che sia stato coniato al tempo d’Uranio. La sconcordanza paleografica tra il dritto e il rovescio è troppo palese, non ha riscontro in nessun’altra moneta e non ha modo d’essere giustificata. Facendo anzi io stesso qui una osservazione che a lei forse è sfuggita, gli A di questo rovescio non solo sono imitati da quelli di Filippo, ma ne sono l’esagerazione e direi quasi la caricatura, mentre nessunissimo accenno a questo tipo troviamo negli A del dritto; e per colmo di stranezza il tipo siriaco è conservato nella R dello stesso rovescio. Se a ciò aggiungiamo anche la forma irregolare dell’iscrizione del cippo, ne abbiamo d’avanzo perchè l’aureo sia condannato. E per parte mia lo condanno e lo dichiaro francamente.

1.° Ed ecco ora le tristi conseguenze di tale condanna. Il dritto di quest’aureo, che si ripete nei due esemplari conosciuti, ossia in quello di Berlino (Tav. VI, n. 6) e in quello della collezione già Belfort, è prodotto dall’identico conio dell’altro col rovescio FECVNDITAS (Tav. VI, n. 2) del Museo di Parigi, dell’altro col leone (Tav. VI, n. 4) pure del Museo