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430 | francesco gnecchi |
digressione filologica ci allontanerebbe forse troppo dal nostro argomento. Mi permetta quindi di sorvolarvi, preoccupato, come sono, dalla prima osservazione da lei fatta, la quale è certamente della più alta gravità, anzi forma il punto capitale della questione. E qui bisogna confessare che non è questione di giudizio subbiettivo e d’opinione personale. Non si può a meno di riconoscere i caratteri di Filippo sul rovescio di questo aureo, e veramente non vedo come uscire dal dilemma da lei posto, tanto che sarei quasi tentato di concedere che l’aureo fu veramente imitato da Filippo.
1.° Accetto volontieri la concessione, quantunque non esplicita, e che per me è inevitabile; ma concessione chiama concessione. Ammesso che l’aureo sia stato coniato non prima dell’anno 248, non sarà pili possibile mantenere l’epoca d’Uranio al tempo d’Alessandro; ma sarà necessario, contro ogni testimonianza storica e contro ogni raziocinio, seguire il Froehner, e trasportarla a quella di Filippo. E allora come spiegheremo le riproduzioni di monete di predecessori morti da un quarto di secolo? e come spiegheremo il persistere sugli altri aurei di Uranio e sul dritto di questo stesso del famoso tipo siriaco fino a quest’epoca, simultaneamente col tipo di Filippo al rovescio, mentre, come ella ricordò, il Cohen e il Feuardent accordano a quel tipo la durata di soli due anni oltre il regno d’Elagabalo? La mi creda, caro Dottore, andiamo in uno di quei gineprai, da cui non si esce più.
2.° A meno d’ammettere....
1.° Che questi famosi aurei....
2.° Siano una mistificazione!
1.° Ecco la parola. Tale è a un dipresso la mia idea, quando si faccia un’eccezione pel pezzo più infelice di conservazione, quello del Gabinetto di Parigi,