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426 | francesco gnecchi |
nella seconda edizione del Cohen, conferma pienamente quanto il suo predecessore aveva asserito.
1.° Ed io sono completamente del suo parere, come penso lo siano i più; ma badi bene che questa affermazione è molto grave da parte sua per le inevitabili conseguenze che trae seco, tutte sfavorevoli alla sua tesi.
2.° Mi pare di indovinare a che cosa Ella vuole alludere; ma credo aver anche pronta la difesa.
1.° Il Lenormant nel 1843, occupandosi nella Revue Française dell’aureo, allora apparso, col rovescio della pietra conica, ora al Museo Britannico, (Tav. VI, n. 7) sostenne appunto che l’epoca di Uranio Antonino fosse al principio dei regno d’Alessandro, vale a dire verso il 222 dell’era nostra, e tale fu l’opinione comunemente accettata, finché nel 1886 il Froehner, all’apparire dell’aureo con SAECVLARES AVGG, (Tav. VI, n. 6) provò che l’epoca di Uranio va invece portata al regno di Filippo; ciò che, data la moneta, non era molto difficile, anzi veniva di necessaria conseguenza.
2° Ed ecco l’errore!
1° Come l’errore? Chi non volesse ammettere che l’aureo in questione è una imitazione delle monete di Filippo e precisamente di un suo denaro, (giova notare anche questa circostanza), non potrebbe che fare la supposizione contraria, ossia che fosse stato Filippo l’imitatore; ciò che sarebbe a mio credere assurdo per più di un motivo. Che un tiranno imiti le monete di un potente imperatore è cosa naturale e ovvia; ma il caso inverso, chi vorrebbe assumersi di spiegarlo? E poi, se la moneta è perfettamente logica, coniata da Filippo o meglio dai Filippi padre e figlio imperatori associati, nell’occasione delle feste millennarie di Roma, non avrebbe alcun significato nella supposizione che l’inventore