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appunti di numismatica romana 425

conto mio, attraverso allo sforzo dell’imitazione dell’antico, veggo trasparire in modo troppo evidente il moderno! Il ritratto stesso di Uranio ha qualche cosa che non armonizza colle teste romane, sia pure dei tiranni, e mi ricordo che un mio amico, assolutamente profano alla numismatica, scorrendo un giorno le tavole del Catalogo Quelen, e additandomi appunto il n. 1517, mi disse: " ma questa sembra una testa inglese e non romana „! Osservi, Signor Dottore, questa Fortuna, questa quadriga, le pajono di modellatura antica? A me no certamente....

Ma noi qui ci innoltriamo più che mai negli apprezzamenti individuali, i quali possono aver peso fino a un certo punto. Tronchiamo dunque la questione del tipo, che del resto ci ritornerà naturalmente, e veniamo alla questione storica.

Negli aurei d’Uranio noi troviamo due imitazioni evidentissime — qui non è più questione d’apprezzamento personale, ma di fatto. — Imitazione delle monete d’Elagabalo (di cui qualche rovescio, come quello del leone e la leggenda: P M TR P XVIII COS III P P, è ripetuto così servilmente, da dover conchiudere che chi lo copiava non ne comprendeva il significato) e imitazione pure servilissima d’una moneta di Filippo, col cippo e la leggenda: SAECVLARES AVGG. Ora l’importante è determinare quale sia l’epoca da assegnarsi al regno di Uranio Antonino.

2.° Uranio visse certamente dalla fine del regno d’Elagabalo al principio di quello di Severo Alessandro, come lo provano i pochi documenti storici che ci sono rimasti e più di tutti il rescritto di quest’ultimo imperatore. Anche il Cohen ammette quest’epoca, adducendo che il tipo delle sue monete è quello delle monete siriache d’Elagabalo, tipo, che durò ancora un paio d’anni dopo la sua morte. Il Feuardent pure, coll’autorità che bene gli compete,