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contributo alla storia della moneta romana 339

attribuendole parte a Claudio parte a Nerone. In conclusione egli dice che i due imperatori, Claudio e Nerone, segnarono tutte quelle contromarche che vediamo sulle monete di bronzo, le quali, benchè consumate, pure erano di peso giusto.

Prima che io entri in argomento, credo necessario stabilire il punto di partenza della mia ricerca, cioè indicare quali siano le contromarche e quali nomi d’imperatori esse ci mettano sott’ucchio. Eccone l’elenco CAE. AVG. IMP. IMP • AVG, TIB, TIB • IMP. TIB • C, TIB • AVG. TI • AV. PRO. PROB. NCAPR. BON. IMP • GAL. IMP • OTHO. IMP • VES.

Le prime otto sigle ricorrono quasi esclusivamente sopra una serie di monete che non uscirono dalla zecca di Roma, ma da quella di Lugdunum. Sappiamo che, quando Augusto ebbe riordinato le tre Provincie della Gallia, fu istituita a Lugdunum una zecca destinata a coniare certe monete, aenti una circolazione limitata alle sole tre Gallie1. Esse sono riconoscibili all’ara e alla leggenda ROM • ET • AVG: ara e leggenda che ricordano il monumento eretto in onore di Roma e d’Augusto al confluente dell’Arar (Saune) e del Rodano, nella Gallia Lugduncnsis. Questa zecca locale continuò a coniare, sotto Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone, i detti bronzi del peso e del modulo dei bronzi romani; ma, non essendo monete dello Stato, tant’è vero ch’eran prive della formula S • C, non potevano circolare fuori della Gallia. Fu allora che Augusto e Tiberio, per dar loro corso in tutto l’impero, ordinarono che avessero il contrassegno del loro nome.

Queste contromarche, ripeto, si riscontrano generalmente su monete della zecca di Lugdunum, raramente sopra alcuni assi di Augusto e di Agrippa.

  1. Mommsen, Monn. Romm., t. III, p. 203 e seg.