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338 | ettore gabrici |
a) avveniva, egli dice, che l’esercito romano, trovandosi fuori di Roma, avesse penuria di danaro e in tal caso l’imperator poteva, con una contromarca, accrescere il valore del pezzo metallico;
b) che le legioni fuori di Roma acclamassero un nuovo imperatore, il cui nome si segnava sulle monete in corso.
Queste due ipotesi non bastano a spiegare l’origine di tutte le contromarche e la prima è insussistente.
Il Borghesi1 applicando al bronzo i risultati delle sue ricerche sulle contromarche dell’argento, sospettò che le contromarche del bronzo indicassero il peso esatto del pezzo metallico, non ostante fosse un po’ consumato. Ma certo usci dal vero, e con lui il Milani2 quando soggiunse: "E mi conferma in questo parere la contromarca PRO, o PROB ch’è una delle più comuni, e che mi pare evidente non poter significare se non PRObavit o PROBatus. Trovasi essa ora sola, ora accompagnata con un’altra portante il nome di colui che PROBavit: onde si ha, per esempio IMP • AVG • PRO, CAES • PROB, TI AV • PROB •, ecc. „ Non si può negare che su certe monete le contromarche arrivino fino al numero di quattro, ma non sono dello stesso imperatore, ed io dimostrerò come le contromarche IMP, AVG, CAES non abbiano che fare con le altre PRO e PROB.
Il Mancini, movendo dalla ipotesi del Borghesi, cercò di stabilire la cronologia delle contromarche,