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contributo alla storia della moneta romana 313

addirittura di rame. Qui crescono le difficoltà della nostra ricerca, tanto più che spesso, per effetto dell’uso o per l’azione del tempo, lo strato superiore di oricalco scomparve, rimanendo scoperto il rame puro. E a deplorarsi che analisi quantitative dei bronzi imperiali non se ne siano fatte in abbondanza e che quelle del Phillips e del Göbel, riferite dal Mommsen, siano assai insignificanti1. Tanto l’uno quanto l’altro analizzarono quei bronzi che spiccavano fra gli altri per la loro lucentezza; ma per formarsi un giudizio esatto occorrerebbe analizzare non meno di sei pezzi per ciascun imperatore, con la scorta di un esperto numismatico.

Quel che ho detto per i bronzi di Tiberio lo ripeto per quelli di Caligola, specialmente degli ultimi anni del suo impero, perchè nei primi anni è notevole un miglioramento nella lega, nel peso e un po’ anche nella tecnica. Ad esempio, fra i sesterzii che hanno sul rovescio le tre immagini di Agrippina, Drusilla e Giulia vi sono alcuni esemplari di un’arte veramente bella. Le monete degli ultimi anni mostrano invece poca arte e metallo di lega scadente.

I cattivi effetti di questa frode dello Stato sotto Tiberio e Caligola incominciarono a manifestarsi con Claudio, il quale tentò di porvi un argine. Studiando la serie dei suoi bronzi ho notato che i sesterzii e i dupondii coniati nei primi anni del suo impero sono di peso giusto e di lega non dispregevole. Senza l’aiuto di nessun monumento, questo dovrebbe intendersi avvenuto non per legge, ma per quella consuetudine che i monetieri avevano di emettere sempre

  1. Per Caligola e per Claudio non credo di poter accettare a rigor di termini il risultato delle analisi del Phillips e del Göbel, perchè scarse e fatte evidentemente su bronzi di buona lega, che non mancano durante l’impero di questi due.