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e gr. 0,07 di rame, e l’oncia di tarì gr. 18,37 di oro puro (Il Blancard calcolava l’oncia di tarì di gr. 25,85 con grana 17,60 d’oro puro).
L’A. riassume le sue osservazioni sul sistema monetario degli Svevi, nei seguenti specchietti.
Monete d'oro.
Tari | Angustale | |
Peso medio | gr. 0,90 | gr. 5,35 |
Peso dell'oro puro | " 0,61 | » 4,57 |
Prezzo del metallo non coniato | " 1,72 marchi | " 13.22 marchi |
Prezzo del metallo coniato | » 1,84 | " '3,84 |
Monete di conto.
Uncia auri puri | Tarenorum | Augustalium |
Peso 30 tarì = 27,12 gr. | 30 t. = 27,12 g. | 24 tarì = 21,69 g. |
Peso dell'oro puro | 18,37 g. | 18,28 g. |
Valore metallico 75,19 marc. | marchi 51,60 | marchi 52,88 |
Valore dell'oro coniato | marchi 55,37 | marchi 55,36 |
L’A. pubblica cinque tipi diversi dell’augustale, (14 varianti), 2 tipi del mezzo augustale, e 5 del tareno o multipli (1 tareno 1 1/2 tareno e 4 tarì). Rileva la difficoltà di trovare monete d’oro sveve che corrispondano esattamente ad un multiplo del tareno, poiché, dandosi i tarì a peso, importava poco che le frazioni dell’oncia corrispondessero esattamente ai diversi multipli del tareno.
I N. 10 e 11 hanno nell’area le lettere T. O. (il Wink. legge S? — O) e O. V.
Quelle lettere devono essere le iniziali dei zecchieri; ma le monete non sono, come crede il Winkelmann, di Federico II, poiché, su multipli maggiori che hanno quelle lettere, ed in cui é visibile il contorno, si legge sempre il nome di Manfredi, su quelli colle lettere T. O.; e di Corrado, su quelli con O. V.
L’A. si ferma a lungo sulla quistione, tante volte discussa dal Böhmer, dell’Huillard-Breholles, ecc., se, cioè, nell’augustale si debbano o no ravvisare le fattezze di Federico II, ovvero vi si debba scorgere nient’altro che un ritratto ideale. Dapprima parve al Winkelmann che la descrizione di Riccardo di S. Germano "Figura augustalis erat habens ab uno latere caput hominis cum media facie et ah alio aquilani " escludesse la possibilità di ogni somiglianza, poiché se il cronista avesse ravvisato i tratti dell’Imperatore, avrebbe fatto allusione a quell’effige con parole più ossequiose; ma in seguito il Winkelmann mutò pensiero.