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22 | ettore gabrici |
e 130 ravviseremo la statua d’Imera, di cui parla Cicerone, il quale anzi tralasciò di ricordare il cornucopia, che trovasi dietro la testa muliebre del n. 131, la quale, secondo ogni probabilità, riproduce la testa di quella statua; non accetteremo quindi l’opinione del Torremuzza che voleva ravvisare la statua di cui parla Cicerone, non già in questa moneta, ma nei tetradrammi d’Imera. L’uomo che sta poggiato al bastone e che tiene colla sinistra un βίβλος su cui scrive, è la copia della statua rappresentante Stesicoro, poeta lirico d’Imera. E della capella che sta sul rovescio del n. 132, tanto ammirata da Cicerone, perchè scite et venuste facta, pare che ci dia un concetto abbastanza chiaro l’esemplare dell’Imhoof-Blumer, che ho sopra descritto.
E dopo ciò, s’intende quel che dicevo innanzi, essere queste monete del II secolo av. C., e propriamente della seconda metà, perchè trovando in esse riprodotte quelle statue restituite da Scipione Emiliano ai Termitani dopo la distruzione di Cartagine (146 av. C), non possono essere anteriori a quell’epoca. Un altro indizio per la loro cronologia ci è dato trarlo dalla forma delle lettere nell’esemplare del n. 131, le quali essendo punteggiate alla estremità delle aste e negli angoli, perfettamente come quelle delle monete dei Seleucidi1 rispondono anch’esse all’arte del II secolo av. C.
Un ultimo gruppo di monete di bronzo e per la tecnica che ci richiama alla mente l’arte romana, e