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una moneta inedita di campobasso 211

comuni liberi si permetteva nei tempi trascorsi la coniazione delle monete con stemma e leggenda propria1, che non ricordava alcun principe.

Ma la via più certa, per assegnare il tempo della nuova moneta, sta nella serie cronologica dei Conti di Campobasso. Per indicare la quale, io mi avvalgo tanto della Dissertazione storico-critica della casa Manforte dei conti di Campobasso, quanto all’Elenco delle concessioni del feudo di Campobasso, fatte da diversi sovrani, secondo i diplomi esistenti nel Grande Archivio di Napoli.

Dal 1250 al 1326 Campobasso fu dato, con investitura feudale, a Tommaso Artuso conte di Celano, a Guglielmo conte di Laureto, e poi di mano in mano a Roberto, a Guglielmo e a Tommasella di Molise.

Alla morte di Tommasella, che fu maritata ad un conte Riccardo di Gambatesa, dice la Dissertazione, fu, per eredità, investita del feudo di Campobasso la figliuola Sibilla, maritata a Giovanni Monforte venuto di Francia nel 1312.

Da Giovanni e Sibilla nacquero Riccardo e Manfredi. Il primo ebbe nel 1326, da Roberto d’Angiò, la concessione di Campobasso, e il secondo quella di S. Croce di Magliaiio e di Casalvatica. Questo Riccardo, poi, in memoria del suo avo materno, aggiunse al cognome Monforte quello di Gambatesa, e perciò da molti scrittori F uno va confuso con l’altro Riccardo. Della moglie di Riccardo il nome non è giunto sino a noi.

Guglielmo, figlio di Riccardo, e terzo del nome fra i signori di Campobasso, fu sì caro a re Ladislao, che fatto prima consigliere di Stato, venne poi innalzato a vicerè nella campagna di Roma e Maremma. Guglielmo, sposatosi ad una signora di casa Montagnana, generò con lei tre figli: Angelo, Carlo e Riccardo.

Nel dominio di Campobasso Angelo fu il quarto conte di casa Monforte, e con Giovanna di Celano, sua consorte, procreò Nicola e Carlo. Questi due giovani, formati alla scuola dell’insigne capitano Giacomo Caldora, divennero

  1. Garrucci R., Saggio della storia d’Isernia.