Pagina:Rivista italiana di numismatica 1895.djvu/210

202 a. lisini

sei palle Medicee sono state incuse nel rovescio posteriormente alla battitura. Con questo mezzo quell’astuto e poco onesto Principe poteva discolpare la sua persona dalla taccia di volgare falsificatore, e far cadere l’accusa di tale inganno su i bancherotti e gli speculatori che venivan per la Toscana a spacciare questa cattiva moneta. Ecco intanto il documento qui sopra citato:

«A di 9 di Giugno 1586.

«Per informatione dell’inclusa supplica si dice a V. S. Ill.ma et Ecc.ma come Ser Mario Lolli Bargello dell’estrazione1, del mese d’Aprile prossimo passato fece cattura in Grosseto di Francesco supplicante per informatione havuta che havessi fatto e battuto buon numero di quattrini falsi et havergli trovati a dosso dentro a uno zaino libre quindici e mezzo di quei quattrini falsi, e nella borsa circa due testoni di simili quattrinacci, et sendo detto supplicante esaminato sopra questi quattrini, allega esser bigattini che ne vanno tre al quattrino et li medesimi havere havuti dalla zecca del Sig. Ferdinando Gonzaga in Streveri fin di giugno dell’anno passato et avergli compri con animo d’andare a portagli a Lucca, dove sendo stato prima haveva visto spenderceli per un quattrino l’uno, e perciò n’haveva parlato con un bancherotto qual gl’haveva detto che glien’harebbe cambiati 25 o 30 scudi si glieli havesse portati; et sendo andato verso Lucca per portarvi questi quattrini quando fu a Pontremoli intese questi quattrinacci essere banditi a Lucca, et sendo andato a Roma gli sotterrò in una vigna fuor di Roma, e questa quaresima passata sendo tornato a Roma, prese detti quattrini et se ne venne a Orbatello con animo d’imbarcare et andare a Genova e per essere il mare grosso non imbarcò altrimenti, ma se ne venne a Grosseto dove fu preso come sopra. Le quali cose se ben le allega non le giustifica e perciò da me sotto il 30 di maggio prossimo passato fu multato di fatto e condannato detto supplicante in scudi dieci d’oro e nella perdita di

  1. Bargello dell’estrazione era così chiamato quell’ufficiale che sorvegliava il commercio dei grani della Maremma con l’estero.