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nuove osservazioni su la zecca, ecc. 201

considerate come una falsificazione perchè esse erano piccoli bigattini che il principe Ferdinando Gonzaga faceva battere a Castiglione delle Stiviere, dando loro corso per tre al quattrino1. E il supplicante aggiungeva essersi indotto a farne acquisto per commerciarli con un bancherotto di Lucca, dove, per la somiglianza che essi avevano con i quattrini del Granducato, aveva veduto spenderli per un quattrino l’uno. Nota poi che portati quei bigattini a Lucca trovò che la Signoria di quella Repubblica, accortasi della frode, aveali fatti sbandire. Allora tentò di spenderli a Roma ed a Genova, nelle quali città, per una convenzione con il Granduca Ferdinando I, avevan corso le monete Medicee.

È evidente che questo Francesco, cercava di diffondere queste monete fuori di Toscana, non tanto perchè il popolo minuto, non pratico di siffatta moneta, di cui il corso era soltanto tollerato, l’accettava più facilmente, quanto anche per il caso che si fosse scoperta la frode. Egli dovette supporre che a Roma e a Genova, trattandosi della contraffazione di moneta non propria, la giustizia sarebbe stata meno rigorosa e la pena quindi più mite.

Rimane ora a chiarire come il principe Ferdinando di Castiglione potesse usare impunemente nelle proprie monete lo stemma della famiglia de’ Medici. Ma lo schiarimento ce lo fornisce un esemplare di questa moneta, conservata nella collezione della R. Accademia dei Fisiocritici di Siena. In quell’esemplare, di perfetta conservazione, si vede che le

  1. Ciò proverebbe che il principe Ferdinando I Gonzaga fino dal 1585 batteva moneta in Castiglione delle Stiviere. Forse a lui solo si debbon tutte e contrattazioni di cui sono accusati lo zio le Francesco suo padre.