Pagina:Rivista italiana di numismatica 1895.djvu/202

194 giuseppe ruggero

sua piccolezza. Perche i Genovesi, soli in quei tempi si ansi indotti a coniarla, bisogna che avessero un tale motivo da compensare in parte quegli inconvenienti; e quale sarà mai stato questo motivo, se non quello di una valuta intera, semplice ed acconcia per le contrattazioni? Ma questa valuta intera, semplice ed acconcia, non può essere che quella del soldo primitivo, e perciò il valore del soldo all’ottavo, conferma quello di due alla quartarola e di otto al genovino. Questa minuscola frazione, non avrebbe dunque avuto ragione di esistere a Firenze, dove avrebbe dovuto correre per soldi due e mezzo. D’altronde, il fiorino Toscano non aveva che la quartarola, la quale non menzionata dall’Orsini, venne tuttavia scoperta più tardi ed illustrata dal Promis e dal Caucich1.

Nato il genovino o intero o nelle sue frazioni sul finire del XII o sul principio del XIII, e perciò almeno 50 anni prima del fiorino, non poteva ancora venir designato col nome della moneta fiorentina. I documenti che ne parlano, usano infatti le espressioni di ianuinus aureus oppure ianuenses de auro2; e non è che molto più tardi cioè alla fine del secolo che si trova il nome di Florenus. Ora, se la nostra moneta fosse stata coniata solamente nel 1253 ad imitazione del fiorino, ne avrebbe assunto anche il nome: ma poichè questa moneta esisteva da tempo con proprio nome, si capisce che la denominazione antica dovesse continuare, sino a che l’uso generale

  1. Promis, Monete italiane inedite o corrette, Mem. III, n. 51 delle Tavole. — Caucich, in Bullettino di Num. It. Anno III, p. 19. — Il Kunz, volle mettere in dubbio quella del Caucich (Periodico Strozzi, Anno III, nota a pag. 28), ma questi si difese nel Bullettino. Anno IV, pag. 49.
  2. Pref. cit., p. xxxvii.