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annotazioni numismatiche genovesi 187

Amicus Plato sed magis amica veritas; d’altronde la sua gloria è tale e tanta, che non basta ad offuscarla la confutazione di qualche sua asserzione di importanza secondaria.

Il nostro A. dimostra errata l’opinione del Gandolfi circa una zecca in Genova anteriore al 11391 ed alterato nella data il documento riportato da quello, colla scorta della indizione e dei Consoli corrispondenti al 1179, invece del 1109. E qui per dare a Cesare ciò che gli spetta, converrà osservare che i Genovesi erano pienamente edotti dell’alterazione del documento in parola. Il Desimoni ci avverte2, che l’Ab. Raggio e poi l’Olivieri l’avevano rilevata prima del Promis; e non solo per mezzo dell’indizione e dei Consoli, ma anche per la dignità arcivescovile, che non venne concessa al Vescovo Genovese prima del 1133. L’A, ammette che subito dopo il diploma di Corrado, siansi coniati denari, medaglie e poi grossi, ma dichiara di ignorarne la legge di battitura, ed il rapporto fra denari e grossi. Indica il peso del denaro antico al terzo di fino, in gr. 1,280, e quello dei grossi di argento in gr. 1.380; ma noi sappiamo, che il peso teorico secondo l’ordine di battitura dei primi denari, risulta di gr. 1,099, quantunque siano rari quelli delle collezioni che raggiungano il grammo, e pochi quelli di 0,900, nè si conoscano medaglie superiori a 0,48. Circa il peso dei primi grossi, sappiamo che supera di certo 1,42 che è il peso effettivo di quelli più conservati, ed il Desimoni ha dottamente dimostrato che il loro peso teorico doveva eguagliare quello dello sterlino in gr. 1,463.


  1. Promis, Dell’origine della zecca di Genova, ecc. Torino, da pag. 5 a pag. 11.
  2. Prefazione cit., pag. xxxiii
  3. Le prime monete d’argento, ecc., in Atti della Soc. Lig., di S. P. Vol. XIX.